Difficile non rimanere colpiti dalla morte di persona amica, anche se era moltissimo che non ci si frequentava, prologo necessario per dire due parole sulla professoressa Valeria Righini, collega di lungo corso e persona di grande cultura e umanità.
La ebbi per docente di Storia romana nel Magistero bolognese dove avevo scelto di essere allieva interna, che all’epoca significava abbracciare un tot di insegnamenti storici tutti impartiti nell’Istituto di discipline storiche e giuridiche dove convogliava pure Storia dell’Arte, insegnata dalla bravissima Anna Maria Matteucci, professore emerito, materia che io non affrontai. Scelsi di dare Storia romana e mi procurai il volumone i cui dati colsi nel programma dalla professoressa Righini. Imparai moltissimo essendo tabula rasa nella particolare disciplina.
Indietro di quasi dieci anni dalla laurea dei miei coetanei diedi subito, dopo un anno di borsista nell’Istituto in cui mi ero laureata il concorso faentino per ricoprire la carica di direttrice della Biblioteca Comunale. Lo vinsi con un po’ di fortuna, quando la biblioteca era un istituto che “si poteva guidare col buon senso” come diceva la mamma di una mia allieva pisana.
Trovai colleghi indimenticabili alcuni dei quali ancora in vita, come Giorgio Cicognani. Fu Valeria a comunicarmi il bando e a darmi i risultati del concorso, gesti che non si possono dimenticare. Diventammo presto amiche anche con la collega Deanna Lenzi, laureata a Lettere, la quale si associa al mio dolore.
Per Deanna e per me, Valeria fu subito un riferimento amicale: Insieme ci trovavamo agli incontri in casa della Lenzi e, quando Valeria decise anzitempo di essere giubilata, cominciarono i nostri viaggetti Bologna – Faenza, oltre le date della sua pensione, per salutare lei e l’altra nostra carissima amica e collega, Orsola Ghetti. Deanna guidava molto meglio di me, cosa che mi permetteva un relax assoluto.
Fummo anche al mare insieme in casa della Matteucci, la Titti come per quasi tutti l’emerita era ed è conosciuta. A noi tre invitate – ho foto – insieme anche con Roberto Ruffilli, di cui non si piangerà mai a sufficienza la tremenda sorte. Chiudeva il gruppo di amici, il compagno di Titti l’architetto Enzo Zacchiroli che veniva non tutti i giorni ma che ci portava in spiaggia champagne con relativa glacetta. Vacanza indimenticabile, irripetibile. Ebbi da Valeria per il mio tardivo matrimonio un bellissimo piatto di ceramica sempre conservato con amore.
Valeria riassumeva in tutto il suo operare l’attaccamento viscerale alla sua terra che è una regione tutta a sé come fu considerata già nella Storia dell’Emilia Romagna, curata da Aldo Berselli che si batté per evitare il trattino. Ma oltre all’aspetto biografico se si apre la pagina delle pubblicazioni della professoressa Valeria Righini si resta sbalorditi non solo per il consistente numero di pubblicazioni quanto per i molti percorsi di studio intrapresi.
Le competenze in vari settori, l’inclinazione a voler sondare nelle sue ricerche anche l’aspetto economico, il portare a conoscenza associazioni come Italia nostra per sensibilizzare al bello l’opinione pubblica, la sua altissima “romagnolità” nello scegliere sempre sedi di stampa della sua terra, la sua disponibilità a farsi portavoce delle sue conoscenze in ambienti non solo ufficiali. Tante le benemerenze che non si può non chiudere queste brevi note con l’espressione in rete dell’attuale presidente della Società Torricelliana:
“Socia da oltre cinquant’anni e da tempo vicepresidente della Società Torricelliana di Scienze e Lettere di Faenza, la professoressa Righini ci ha lasciato “dopo non poca sofferenza”, frase che può essere presa a modello e ribaltata sul sentire di tutti i suoi amici.
Maria Gioia Tavoni